Immortalità dell’anima
pio desiderio o verità fondata?

Oltre la morte fisica, esiste la vita?

Quest’argomento, fin da piccolo ha destato in me una certa curiosità, che si è trasformata man mano nel desiderio di approfondirne la conoscenza.
Ho letto vari libri, sul tema, sia in campo religioso che in campo scientifico (paranormale).
Mi sono reso conto che l’argomento è trattato da una varietà di libri. Il più delle volte, però, sono libri a carattere popolare e poco attendibili perché mancano di fonti bibliche o scientifiche.
Perché tanta varietà di libri? La gente di ogni epoca si è posta la domanda sul destino ultimo della propria vita e della vita dei propri cari, si è posta la domanda sul senso profondo dell’esistenza umana.
L’uomo sente in sé un anelito all’immortalità, ancora oggi, nella nostra epoca robotizzata e informatizzata.
Di conseguenza, se non si è più religiosi praticanti come una volta si cerca di rispondere a quest’anelito, a questo intrinseco bisogno umano, attraverso la lettura di detti libri oppure nel peggiore dei casi attraverso il ricorso a maghi, a medium, ecc.
Ho pensato, quindi, di aprire questa pagina sul nostro sito parrocchiale, dove presenterò mensilmente, una sintesi frutto di ricerche su vari testi anche non strettamente religiosi. Il filo conduttore sarà dato dalla riflessione teologica della Chiesa Cattolica.
Dato che l’anima del pensiero teologico cristiano è la Sacra Scrittura, si inizierà proprio con la Bibbia.
Lo Spirito Santo, attraverso gli autori sacri, ci ha rivelato qualcosa sull’immortalità dell’anima? Sull’aldilà? Lo vedremo.

Don Salvatore


OTTOBRE 2006

Antico Testamento e la visione di una vita che continua

Nell’ Antico Testamento non è espressa con chiarezza, una dottrina sull’immortalità dell’anima. Ciò sarà chiaro nel Nuovo Testamento grazie al compimento della Rivelazione apportataci da Cristo Gesù. Pur tuttavia, Dio, con una pedagogia “tutta divina” progressivamente ha dato degli “input” che si sono concretizzati in una prima elementare dottrina, soprattutto negli ultimi libri dell’Antico Testamento.
Tra i tanti versetti, che fanno al caso nostro, ho scelto alcuni che considero di grande importanza.
“Allora il Signore Dio modellò l'uomo con la polvere del terreno e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l'uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7).
L'immagine è molto popolare anche in tutto l'Oriente e rappresenta Dio mentre sta plasmando come un vasaio la sua creazione più artistica (Rm 9,20-23). Il soffio alitato nell'uomo è un altro simbolo per rappresentare l'intervento specifico di Dio che costituisce l'uomo nella sua realtà vivente propria. Di per sé qui non si parla dell'anima, come supporrà poi la tradizione soprattutto cristiana, ma del legame che unisce la vita umana all'azione creatrice di Dio.
Secondo l’esegeta Salvatore Garofano, qui si vuol dire che Jahvé pose (soffiò) in quel corpo ciò che lo fece diventare vivo. Noi sappiamo che quanto fa vivo l’uomo è l’anima. Che l’autore voglia qui insegnare la presenza nell’uomo di due elementi risulta dal confronto col v. 19, dove gli animali sono modellati dal suolo, ma non si parla a loro riguardo di un alito soffiato direttamente da Jahvé. 4
“Dio creò gli uomini secondo la sua immagine; a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,27). Il testo cerca di precisare ulteriormente l'aspetto entro cui si svela la somiglianza tra Dio e l'uomo. La fecondità e la dualità matrimoniale sono un simbolo luminoso del Dio creatore.
“Quanto a te, te ne andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una felice vecchiaia” (Gn 15,15).
“Poi Abramo spirò e morì dopo una felice vecchiaia, vecchio e sazio di giorni e fu riunito ai suoi antenati. Lo seppellirono i suoi figli Isacco e Ismaele nella caverna di Macpela, nel campo di Efron figlio di Socar, l'hittita, di fronte a Mamre” (Gn 25,8-9).
Queste espressioni non indicano semplicemente la morte, ma due aspetti distinti. Per lo scrittore sacro una cosa è morire e un’altra riunirsi ai propri antenati. Neanche significa che il defunto era seppellito nella tomba di famiglia, Abramo infatti morì e fu sepolto in Palestina nella grotta di Macpela (vedi sopra), e lì rimase il suo corpo. I suoi antenati erano stati sepolti assai lontano, in Mesopotamia, la terra tra i fiumi, che corrisponde all’odierno Irak e dista dalla Palestina centinaia di chilometri. La riunione agli antenati non avveniva, quindi, secondo l’autore sacro, nella tomba. Dove dunque avveniva? Il libro di Giobbe ci offre un’interessante informazione al riguardo.
“So bene che mi conduci alla morte, alla casa dove convengono tutti i viventi” (Gb 30,23).
Questo luogo non è la tomba ma una regione o stato ultraterreno chiamato Sceol o Ade. Dove le creature umane, i Refaim (cf. Gb 25,6), che vuol dire antenati o trapassati continuavano a vivere come ombre della loro vita di prima sulla terra.
“Tutto ciò che fai, fallo finché hai forza, perché non c'è né azione né pensiero, né scienza né sapienza, negli inferi dove tu stai andando” (Qo 9,10; cfr. 2,24-25). E' il passo che, con 11,7-11, sviluppa più dettagliatamente questo pensiero e manifesta tutto l'amore alla vita del disincantato Qohèlet, testimone di un'attesa àncora oscura e di un'aspirazione alla pienezza della vita cui la rivelazione verrà incontro più tardi.
Lo Sceol non era inteso come un ritorno nel nulla o come una perdita completa dell’energia vitale. Alcune volte i Refaim sono presentati in forte agitazione come quando accolgono con amaro sarcasmo il potente re di Babilonia, che arriva, anche lui, in mezzo a loro impotente, spoglio della grandezza terrena.
“Nel giorno in cui il Signore ti avrà liberato dalla tua pena, dalla tua irrequietezza e dalla dura servitù con la quale sei stato asservito, tu proferirai questa satira contro il re di Babilonia e dirai: «Come è finito l'oppressore, è cessata l'arroganza! Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui, lo scettro dei dominatori,
colui che furioso colpiva i popoli con colpi senza fine, che collerico dominava le nazioni, perseguitando senza respiro. Tutta la terra si riposa, è tranquilla, erompe in grida di gioia. Anche i cipressi gioiscono per te e i cedri del Libano: "Da quando giaci prostrato, i tagliaboschi non salgono più contro di noi". Dal basso gli inferi si agitano per te, per farsi incontro al tuo arrivo; per te esso risveglia le ombre, tutti i potenti della terra; ha fatto sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni
” (Is 14,3-9; cfr. Ez 32, 17-32). A conferma di quanto detto fin’ora sta il fatto che gli israeliti pensavano che i morti potessero comunicare con i vivi. La legge mosaica proibiva non solo di consultare gli spiriti cattivi ma anche di evocare i morti. “Non si troverà presso di te chi faccia passare il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco, chi pratichi la divinazione, il sortilegio, l'augurio, la magia, chi pratichi incantesimi, chi consulti gli spettri o l'indovino, chi interroghi i morti” (Dt18,10-11).Caso tipico è quello che riguarda il morto Samuele che viene interrogato da Saul, per mezzo di una negromante, perché impaurito dalle forze avverse dei Filistei. La risposta di Samuele non è confortante per Saul “In quei giorni i Filistei radunarono le loro truppe per combattere contro Israele. Allora Achis disse a Davide: «Sappi bene che dovrai uscire in campo con me, tu e gli uomini tuoi».Davide rispose ad Achis: «Benissimo, tu vedrai quello che farà il tuo servo!». Achis soggiunse: «D'accordo, ti costituirò per sempre mia guardia del corpo».Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto lutto e lo avevano seppellito a Rama, sua città. Saul aveva fatto scomparire dal paese i negromanti e gl’indovini. Quando i Filistei si furono radunati, andarono e si accamparono a Sunàm; anche Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gelboe. Saul, al vedere l'accampamento dei Filistei, ebbe paura e il suo cuore tremò forte.
Allora Saul consultò il Signore, ma il Signore non gli dette risposta né con sogni né con gli Urim né per mezzo di profeti. Allora Saul disse ai suoi servi: «Cercatemi una donna che possieda il potere evocatore, perché voglio andare da essa per consultarla». I suoi servi risposero: «Ecco, una donna che possiede il potere di evocare sta a Endor». Saul si travestì indossando altri abiti e partì con due altri uomini. Giunsero dalla donna di notte. Egli disse: «Su, praticami la divinazione per mezzo di negromanzie evocandomi colui che io ti dirò».Gli rispose la donna: «Ecco, tu sai quello che ha compiuto Saul, che ha fatto scomparire i negromanti e gli indovini dal paese. Perché tendi insidie alla mia vita per farmi morire?».
Allora Saul le giurò per il Signore: «Per la vita del Signore, non subirai alcun castigo per questo fatto!». La donna domandò: «Chi devo evocarti?». Rispose: «Evocami Samuele!».Quando la donna vide Samuele, gridò a gran voce e disse:<<tu sei Saul, perché mi hai ingannata?>>
Le rispose il re: «Non devi aver paura! Su, che cosa vedi?». La donna rispose a Saul: «Vedo salire divinità dalla terra!».Le domandò: «Qual è il suo aspetto?». Ella rispose: «Un uomo vecchio sale avvolto in un manto». Saul capì che quello era Samuele, cadde con la faccia a terra e si prostrò. Samuele domandò a Saul: «Perché mi hai molestato evocandomi?». Rispose Saul: «Mi trovo in una grande angustia: i Filistei mi fanno guerra e Dio si è allontanato da me, non mi risponde più né per mezzo dei profeti né per mezzo dei sogni; allora ho voluto chiamarti perché mi indichi cosa devo fare». Samuele rispose: «Ma perché consulti me, se il Signore si è allontanato da te ed è diventato tuo avversario? Il Signore ha fatto come aveva detto per mezzo mio: ha strappato il regno dalla tua mano e l'ha dato a un altro, a Davide. Poiché non hai dato ascolto alla voce del Signore e non hai dato corso all'ardore del suo sdegno contro Amalek, per questo il Signore oggi ti tratta in questo modo.
Il Signore darà in potere dei Filistei anche Israele insieme con te. Domani tu e i tuoi figli sarete con me. Il Signore consegnerà nelle mani dei Filistei anche l'accampamento d'Israele”
(1Sam 28,1-19). Saul e i suoi figli furono uccisi dai Filistei (cf. 1Sam 31,2); non finì la loro esistenza ma andarono nella casa dove si riunisce ogni vivente (cf. Giobbe 30,23) 5.

Il Nuovo Testamento toglie il velo.
Paolo dice che Davide andò in corruzione e si riunì ai suoi padri, ora chi si corrompe non può riunirsi ai suoi cari già deceduti, a meno che Paolo non avesse in mente un luogo, l’Ade, dove avveniva la riunione che non aveva niente a che fare con la tomba (come ho spiegato) “Davide infatti, dopo aver adempiuto nella sua generazione la volontà di Dio, si addormentò, fu sepolto con i suoi padri e vide la corruzione” (At 13,36).
In una disputa coi sadducei che negavano la risurrezione dei morti, rispondendo Gesù disse più di quanto gli era stato chiesto. Egli afferma due verità con grande chiarezza: La prima riguarda la futura risurrezione alla fine del mondo. Contro i sadducei che la negavano Gesù dichiara che i morti risorgeranno ( cf. Mt 25,31-46; Gv 5,28-29). La seconda è un’esplicita affermazione della sopravvivenza dell’uomo tra la morte e la risurrezione, infatti i tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, secoli dopo la morte sono realtà viventi. “Gesù rispose: «Siete in errore, poiché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio. Infatti nella risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli di Dio in cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto ciò che a voi disse Dio: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe? Dio non è un Dio di morti, ma di viventi» (Mt 22,29-32).
La Trasfigurazione di Gesù è un evento straordinario raccontato dai tre sinottici e da Pietro (Mt17,1-9; Mc 9,2-8; Lc 9,28-36; 2Pt 1,16).Gesù fa apparire a Pietro, Giacomo e Giovanni, due grandi personaggi dell’antichità: Mosè (vissuto circa 1300 anni prima di Gesù) ed Elia (vissuto nel nono secolo aC.). Essi parlano con Gesù e i tre apostoli li vedono e li ascoltano. Si è trattato di un sogno? Anche se prima è detto che i tre apostoli erano oppressi dal sonno, Luca dice espressamente che erano svegli quando videro la sua gloria, cioè Gesù trasfigurato e i due uomini con lui. Inoltre, se fosse stato un sogno non avrebbe senso la raccomandazione fatta loro da Gesù, di non dire a nessuno ciò che avevano visto.
“Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte per pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò di aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini venire a parlare con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno, ma restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Faremo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Ma non sapeva quello che diceva. E mentre diceva queste cose, venne una nube e li coprì. Ebbero paura, quando entrarono nella nube. Allora dalla nube uscì una voce che diceva: «Questi è il mio Figlio, l'eletto, ascoltatelo!».
(Lc 9,28-36)
Nelle bestie c’è un’anima naturale, infatti li chiamiamo anche anima-li. Gli autori sacri sono pienamente consapevoli di ciò, infatti in nessuna parte della Bibbia è detto che dopo la morte le bestie sono giudicate. Delle creature umane questo è detto chiaramente:
“E’ stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio” (Eb 9,27).
Nella parabola del ricco egoista e di Lazzaro il povero, Gesù ha puntualizzato chiaramente ciò che attende l’uomo subito dopo la morte.
“C'era un uomo ricco, che portava vesti di porpora e di bisso e faceva festa ogni giorno con grandi banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, sedeva alla sua porta a mendicare, tutto coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con gli avanzi che cadevano dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Poi morì anche il ricco e fu sepolto.
Finito negli inferi tra i tormenti, alzando lo sguardo verso l'alto, vide da lontano Abramo e Lazzaro che era con lui. Allora gridò: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che hai ricevuto la tua parte di beni durante la tua vita, e Lazzaro parimenti le sofferenze. Ma adesso lui è consolato, tu invece sei tormentato”
(Lc 16,19-25). La parabola è un racconto immaginario e simbolico, ma il suo simbolismo serve ad inculcare verità reali in forma semplice e chiara. Nel capitolo 16 del vangelo di Luca, dov’è inserita questa parabola, sono riportati vari insegnamenti di Gesù, tra cui quello dell’uso retto dei beni terreni. In riferimento a questi Gesù insegna due verità: 1) Che una ricompensa grande ed eterna sarà data subito dopo la morte a coloro, che a causa dell’ingiustizia altrui, hanno sofferto la povertà accettandola per amore di Dio; 2) che una pena eterna nell’Ade o inferno attende subito dopo la morte, coloro che in questa vita hanno chiuso egoisticamente il loro cuore alla giustizia sociale e all’amore al prossimo.
Oltre che con la parabola Gesù insegnò chiaramente la dottrina dell’immortalità dell’anima con parole ed espressioni appropriate che non lasciano alcun dubbio. Mi limito a riportare i commenti esegetici di due testi biblici, uno di Matteo e l’altro di Luca.
“Non vi spaventate inoltre per quelli che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l'anima. Temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l'anima e il corpo” (Mt 10,28).
“A voi, amici miei, dico: non temete coloro che possono togliervi la vita, ma non possono fare niente di più. Vi dirò invece chi dovete temere: temete colui che, dopo la morte, vi può gettare nella Geenna. Sì, ve lo ripeto, è costui che dovete temere” (Lc 12,4-5).
Matteo distingue corpo e anima, cioè la vita del corpo da quella dell’anima. Quest’ultima sfugge alla morte del corpo. E quando il corpo sarà risuscitato l’anima potrà subire insieme al corpo la rovina eterna, cioè essere privata della felicità eterna. Il verbo uccidere (dal gr. Apo-kteinai) significa togliere la vita così come appare ai nostri sensi. Gesù dice che gli uomini possono uccidere il corpo ma non possono nulla contro il principio invisibile della vita del corpo. Dunque dopo la morte del corpo l’anima sopravvive. Dicendo poi che cosa può fare Dio, Gesù afferma che Dio può far perire (dal gr. Apòllumi) l’anima e il corpo nella Genna. Fare perire, però, non equivale a distruggere ma a privare qualcuno di qualcosa. Di un uomo che perde tutti i suoi averi, a causa di usurai, si può dire che l’hanno fatto perire, cioè che l’hanno spogliato di tutti i suoi averi, ma non della sua esistenza.
Luca dice “gettare” invece di “far perire”. Il verbo gettare (dal gr. Embalein) significa collocare, porre. In questo caso è chiaro che, dopo l’uccisione del corpo, Dio può collocare nella Geenna qualcuno o qualcosa che può sopravvivere alla morte del corpo.
Un altro insegnamento chiaro sull’argomento ci viene da Luca, che ci riporta le parole che Gesù rivolse al buon ladrone:
“Ma l'altro lo rimproverava: “Non hai proprio nessun timore di Dio, tu che stai subendo la stessa condanna? Noi giustamente, perché riceviamo la giusta pena per le nostre azioni, lui invece non ha fatto nulla di male”. Poi aggiunse: “Gesù, ricordati di me, quando andrai nel tuo regno”. Gesù gli rispose: “In verità ti dico: oggi, sarai con me in paradiso”(Lc 23,40-43). 6
Con questa chiara risposta, Gesù assicura il buon ladrone che la sua preghiera era esaudita: in quello stesso giorno, subito dopo la morte il buon ladrone sarebbe stato insieme con lui in un nuovo stato di vita chiamato paradiso.
Cito altri passi biblici; non mi soffermo, però, a riportare i commenti, perché abbastanza chiari sull’argomento:
“Poiché anche Cristo morì una volta per i peccati, egli che era giusto, a favore di non giusti, affinché, messo a morte nella carne, ma vivificato nello Spirito, vi potesse condurre a Dio. In esso andò a portare l'annuncio anche agli spiriti nella prigione” (1Pt 3,18-19).
“Per me infatti vivere è Cristo e il morire un guadagno. Perché, se continuare a vivere nella carne mi frutta lavoro, non so cosa scegliere. Sono preso da due sentimenti: desidero andarmene ed essere col Cristo, e sarebbe preferibile; ma continuare a vivere nella carne è più necessario per il vostro bene” (Fil 1,21-24).
“All'apertura del quinto sigillo, sotto l'altare apparvero le anime di coloro che sono stati uccisi a causa della parola di Dio e della testimonianza da loro data.
Ma a ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché non si completi il numero dei loro compagni e fratelli che dovranno essere uccisi come loro”
(Ap 6,9.11). 7

 

4 La Sacra Bibbia a cura di Salvatore Garofano, vol. I, commento a Gn2,7
5 Jion McKenzie, Dizionario biblico, Cittadella, Assisi 1973, voci in esame
6 Fedele Pasquero, Mi ha amato e si è sacrificato per me, ed. San Paolo, Torino 1997, pp.142-143
7 G. Kittel, Grande Lessico del NT, Paidea, Brescia, vedi voci in esame

 

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